La Scuola ai tempi del Coronavirus
“Stop classes, but don’t stop learning”. È questo il messaggio che arriva dal MIUR nelle parole della Ministra Azzolina che ha presentato martedì il nuovo decreto sulla scuola per rispondere all’emergenza COVID-19. Stiamo vivendo la più grave emergenza educativa su scala globale del XXI secolo. Oggi sono 188 i Paesi in cui le scuole sono chiuse, e ammonta a 1.54 miliardi il numero di studenti impossibilitati ad andare a scuola a causa delle chiusure imposte dai governi dei rispettivi paesi (UNESCO). Siamo di fronte a un lockdown che riduce le possibilità di imparare per l’89% degli studenti del mondo, con il rischio che si produca un forte rallentamento nell’apprendimento, un drammatico aumento dell’abbandono scolastico e un complessivo acuirsi dei tassi di povertà educativa già elevati su scala globale (World Bank). In tutto il mondo si discute delle disuguaglianze educative che questa crisi sta generando, ma anche delle possibilità che consentono di contrastarle e di rimediare dove possibile. L’accelerazione digitale prodotta da questa situazione straordinaria può rappresentare un’occasione per innovare l’educazione, i suoi strumenti e i suoi linguaggi (World Economic Forum).
In Italia come altrove la chiusura delle scuole impatta in modo diseguale le diverse fasce della popolazione. Le misure di distanziamento sociale obbligano i ragazzi a restare chiusi in casa, spesso con spazi insufficienti, scarsa connessione wifi, nessuno o pochi dispositivi digitali (New York Times).
Studenti del mondo colpiti dalla chiusura delle scuole durante l'Emergenza
91%
Paesi colpiti dalla chiusura delle scuole durante l'Emergenza
192
Scuole paritarie chiuse tra il 2009 e il 2016
580
Stima delle Scuole Paritarie che chiuderanno dopo l'Emergenza
30%
A incidere inoltre sui percorsi di apprendimento sono le competenze e il tempo libero dei rispettivi genitori. La condizione di restrizione nelle mura domestiche e l’homeschooling forzato, insomma, oltre a offrire minori occasioni di crescita se non addirittura nei casi peggiori sfociare persino in conflitti o violenze domestiche, polarizza e fa perdere contatto coi più fragili: come scrive il ricercatore sociale Stefano Laffi, rompe quel principio di fratellanza e sorellanza che è sempre stato una risorsa preziosa nei momenti di emergenza ed è ora paradossalmente vietato dal rischio di contagi (Gli Asini). Per molte famiglie un aiuto arriva dall’esterno, ossia dalla scuola che, in questo contesto, prova ad assicurare lezioni online per i propri studenti.
Il comparto che soffre di più è quello delle Scuole paritarie. Secondo “Il Diritto di apprendere" di Suor Anna Monia Alfieri, le scuole paritarie costrette a chiudere definitivamente a causa del coronavirus saranno circa il 30%, con un grave danno al pluralismo educativo. «Il 30% è una stima ottimistica, io direi anche il 50% – spiega il Sottosegretario Cei don Ivan Maffeis – è paradossale che non sia ancora passato il criterio dell’investimento che consenta allo Stato di risparmiare in maniera sostenibile. È un retaggio culturale che stiamo pagando carissimo per colpa di una visione ideologica che è dura da abbattere e che vede la scuola paritaria come privilegiata o come scuola per ricchi. Niente di più falso».
Una soluzione definitiva ad una grave ingiustizia sociale, il monopolio educativo, con 300 mila alunni che si riverseranno a settembre nella scuola statale già satura per le “classi pollaio", sarebbe potuta giungere dall’approvazione di un emendamento bipartisan al decreto legge “Cura Italia", purtroppo non approvato dal Parlamento.
L’emendamento che non è passato prevedeva la detrazione per intero della retta per le famiglie con il parametro del costo standard di sostenibilità per allievo (tetto di euro 5.500), qui considerato perché ha formule precise e fiscali. Questo avrebbe voluto dire rimborsare alla famiglia la retta pari al costo standard di sostenibilità, di cui è stata dimostrata la necessità per salvare la scuola pubblica italiana tutta, statale e paritaria. Il problema è aggravato dalla crisi Covid 19 perché le classi pollaio impediscono il distanziamento sociale e se molte scuole paritarie saranno costrette a chiudere a settembre ci si troverà davanti ad una vera e propria emergenza educativa.
Questa difficile situazione si inserisce in un contesto preoccupante per le Scuole paritarie. I dati ufficiali del Miur ci dicono che ogni anno mancano all’appello un centinaio di istituiti, con oltre 12 mila iscritti in meno, la maggior parte dirottati nella statale. Nell’anno scolastico. 2017/2018 gli iscritti alle paritarie erano 12.662 e gli alunni totali 879.158; nel successivo, l’a.s. 2018/2019, le scuole paritarie si erano ridotte a 12.564 e gli allievi frequentanti a 866.805.
Ma non è una novità: comprese quelle laiche, tra il 2009 e il 2016 le scuole paritarie hanno registrato 135 mila studenti in meno, mentre le scuole chiuse sono state 580.